[…] Ordinare, disporre, schierare, viene usata da Omero per descrivere i generali greci nell’atto di schierare le loro truppe per la battaglia. Quindi un kosmos è una disposizione ordinata: la parola kosmos in greco non significava soltanto ordinamento, ma anche ornamento (da qui la parola inglese, cosmetic), qualcosa che abbellisce ed è piacevole da contemplare. […]
Jonathan Barnes, Early Greek Philosophy, Penguin, 1987
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Oggi è il 24 febbraio 2022, un giovedì. La Russia ha ufficialmente invaso l’Ucraina, prologo di una guerra, purtroppo, largamente annunciata e, almeno dall’Europa, poco creduta. Che cosa è una guerra? È difficile immaginare una risposta a questa domanda, soprattutto nel 2022, con la Storia alle spalle. Trovo in questo passo di Meridiano di sangue una possibile risposta: «Ciò che gli uomini pensano della guerra non ha importanza, disse il giudice. La guerra perdura nel tempo. Tanto varrebbe chiedere agli uomini cosa pensano della pietra. La guerra c’è sempre stata. Prima che nascesse l’uomo, la guerra lo aspettava. Il mestiere per eccellenza attendeva il suo professionista per eccellenza. Così era e così sarà. Così e non diversamente.» Cormac McCarthy, Meridiano di sangue, 1985
L’uso di schemi grafici e codici per mostrare senza possibili errori come gli uomini dovessero disporsi a seconda delle esigenze del momento ha la precisa funzione di descrivere con grande precisione e non in maniera astratta come l’esercito reale dovesse disporsi esattamente come nell’immagine mentale del condottiero, in modo da non lasciare nulla al caso, secondo il principio che in guerra anche i dettagli più insignificanti sono «di gran momento». In guerra, e non solo, i codici sono un modo per alterare un messaggio, per nasconderne il significato originale; di solito, richiedono una parola chiave o un libro-codice per essere interpretati.
A questo punto è necessaria una precisazione; se nell’accezione comune, il termine codice generalmente indica cifrario, nella terminologia tecnica, le parole codice e cifrario fanno invece riferimento a due concetti differenti: un codice lavora a livello di significato, cioè parole o frasi vengono convertite in qualcosa di differente, spesso con il risultato di rendere più brevi i messaggi (un esempio noto a tutti è il codice telegrafico Morse, progettato per trasmettere i messaggi via cavo tramite impulsi elettrici. I cifrari, invece, lavorano ad un livello di singole lettere o, come nei moderni cifrari informatici, a livello di bit. Alcuni sistemi usano sia codici che cifrari uniti in un unico sistema di cifratura per aumentare la sicurezza degli schemi. I cifrari dei nostri giorni sono algoritmi applicati a un messaggio che nascondono o criptano le informazioni trasmesse. Questi algoritmi vengono invertiti per tradurre o decifrare il messaggio. Codici e cifrari sono una parte importante della scienza della sicurezza delle comunicazioni (criptoanalisi).
In Belgio la relazione tra cucito e spionaggio era diffusissima. In Francia, sempre durante i due conflitti mondiali, era all’ordine del giorno: cucire era un’attività mite e tranquilla, e forniva alle spie un’ottima copertura e poi permetteva, riempiendo i tessuti di messaggi in codice, di diffondere informazioni senza essere scoperti. Durante le due guerre vedere donne fuori casa intente a cucire era uno spettacolo normale; lavoravano per aiutare i soldati, i parenti, i lavoratori, alcune di loro, in più, collaboravano con le reti di spionaggio. In Germania venivano cuciti interi maglioni per inviare messaggi, in Inghilterra fu proibito spedire all’estero schemi di cucito (potevano contenere istruzioni per spie straniere), le nonnine belghe furono arruolate per tenere traccia del passaggio di alcuni treni specifici appostandosi a cucire vicino ai binari. Phyllis Latour Doyle, per esempio, era un’agente segreto di Sua Maestà durante la Seconda Guerra Mondiale. Nel suo lavoro di coordinamento con le truppe inglesi arrivate in Normandia, creava sciarpe di seta con messaggi in codice. Ne avevo a disposizione circa 2000, tutti segnati su una sciarpa. Quando finivo di utilizzarne uno, lo segnavo infilzando vicino un ago.
Le fonti di attribuzione per i vecchi schemi all’uncinetto che si trovano sul web sono spesso ignote. La più certa, e forse anche la più interessante, è una vecchia rivista russa: Duplet Magazine. La codifica dei messaggi nei lavori a maglia e a ricamo si basa sulla steganografia, un modo per nascondere fisicamente un messaggio tra due interlocutori (ad esempio, nascondere il codice Morse da qualche parte su una cartolina o camuffare digitalmente un’immagine all’interno di un’altra). Il primo utilizzo registrato del termine risale al 1499 citato da Johannes Trithemius nella sua Steganographia, un trattato sulla crittografia e la steganografia, mascherato come un libro sulla magia. La steganografia, al contrario della crittografia, consente di nascondere un messaggio all’interno di un vettore che possa consentirne il trasporto senza destare sospetti.
Nella steganografia digitale, le comunicazioni elettroniche possono includere la codifica steganografica all’interno di un livello di trasporto, ad esempio un file di documento, un file di immagine, un programma o un protocollo. I file multimediali sono ideali per la trasmissione steganografica a causa della loro grande dimensione. Ad esempio, un mittente potrebbe inviare un file di immagine innocuo e regolare il colore di una serie di pixel perché questi corrispondano a una lettera nell’alfabeto. La modifica è così sottile che qualcuno che non lo stia cercando in modo specifico è improbabile che ne noti la modifica.
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