La letteratura sul colore è vastissima: il colore è un argomento, per tutti, non solo per gli addetti ai lavori, tanto affascinante quanto sconfinato. Tentare di leggerlo e analizzarlo con un approccio lineare, univoco e diretto è un’impresa ardua se non impraticabile. Molti sono gli autori che hanno scritto sulla Teoria dei colori, Derek Jarman in Chroma, scritto mentre lottava contro la cecità prima di rimanere vittima dell’Aids, ci ricorda il suo passato di pittore e poeta prima di diventare quel grande cineasta che il mondo ricorda. Ecco cosa scrive sul grigio.
«Oggi abbiamo tutti un’insaziabile fame di technicolor…
“Il grigio è privo di risonanza” dice Kandinsky, “un’inconsolabile immobilità”.
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Sedeva nella sedia a rotelle, aspettando l’oscurità
E tremava nel suo spettrale completo grigio
Senza gambe, ricucito in fretta al gomito
Wilfred Owen, Disabile
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La gradazione acromatica del grigio si estende dal nero al bianco, i grigi si valutano per la luce che riflettono.
“Le sfumature del nero si proiettano sul bianco.”
Ostwald inventò Ia gradazione del grigio alla fine del secolo scorso.
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Il tremolio grigio del televisore fuori sintonia, in attesa di essere inondato dai colori, pronto per le immagini. Il grigio non ha immagine, è un violetto riluttante, riservato e indeciso, imprigionato e quasi inosservato tra le ombre. Dal grigio, si può viaggiare verso il nero o verso il bianco. Neutrale, non impone la sua presenza. Diversamente dal rosso, che satura il video, questo grigio fuori sintonia è una sorgente di luce, contraddicendo l’osservazione di Wittgenstein: “Dovunque c’è luminosità non v’è il grigio”.
L’ombra, diceva Agostino, è la Regina del Colore. Il colore canta nel grigio. Spesso gli artisti hanno uno studio con muri grigi, per esempio le pareti tappezzate in grigio sulle quali Géricault appendeva i suoi quadri. Il grigio crea uno sfondo perfetto. I muri dello studio di Matisse erano grigi, ma l’artista ignorò questo particolare e entrò strombazzando nel nuovo secolo immaginando le sue pareti rosse, nello “Studio rosso” del 1911. In questo dipinto la stanza, insieme a tutto ciò che contiene, è virata al rosso – saturata.
Il grigio è tenace, permise alle tonalità acute del colore di invadere il futuro, ma conservò uno spazio per sé: nei dipinti di Giacometti, che riduceva gradualmente la figura finché assomigliava a un tratto di penna; nei quadri di Jasper Johns, che dipingeva in grigio la bandiera americana; nel colore di Joseph Beuys, che ricopriva il mondo di feltro grigio; e Anselmo Keiffer (ndr: Anselm Kiefer), che operava il piombo grigio dell alchimia. Erano gli eredi delle grisaille del Rinascimento, dipinti figurativi eseguiti interamente in tonalità monocroma dal maestro del grigio, Mantegna.
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Sono pochi i critici che fanno cenno ai colori quando argomentano sulla pittura. Prendete un libro d’arte e scorrete l’indice. Non ci sono rossi, blu e verdi. Ma gli stessi critici diventano lirici quando parlano delle grisaille di Mantegna, ci dicono con autorità che questi dipinti sono grigi. “L’introduzione del culto di Cibele a Roma, collocato nella National Gallery e dipinto per Francesco Cornaro nel 1506, li manda in orgasmo acromatico. Gli permette di parlare di “colore” senza mettere piede nel bordello dello spettro: un quadro grigio eccetto che per uno sfondo marmoreo, con antiche figure tridimensionali modellate secondo I’abituale compattezza dei Romani. Un fregio trompe-l’oeil, dignitari che ricevono gli omaggi degli dei sotto forma di un onfalo di pietra.
Grigi erano i giorni tetri, di pioggia fitta, nella mia infanzia. Le depressioni che si avvicendano, una dopo I’altra, come vagoni merci che venivano a rovesciare le fosche acque dell’Atlantico sulle mie vacanze. La pioggia tinnante sul tetto grigio della capanna di Nissen, noia e monotonia, mentre continuavo a guardare fuori dalla finestra in attesa del sole.
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Che a una certa temperatura il cielo nuvoloso dei climi nordici possa diventare gradualmente incolore, può anche essere spiegato.
Goethe, op. cit.
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I vestiti dei miei anni scolastici erano grigi, camicie e divise di flanella grigia. Negli anni Cinquanta tutti portavano abiti grigi, i porpora e i rossi dell’lncoronazione erano affascinanti – ma in televisione per noi erano grigi. Ogni cosa aveva una sua collocazione in un mondo regolato dal grigio, il facchino in stazione si sfiorava il berretto e diceva allo scolaretto in grigio: “Buongiorno signore”. Negli anni Sessanta le mode giovanili avrebbero disperso tutto questo grigio, sporcato dal pomodoro di Cecil Gee e dai giubbotti blu-cielo portati con insolenza dai teddy boy.
Grigio cenere. Col carbonato di potassio si faceva la superficie di smalto per le pentole che scaldavamo nei vecchi forni a mattoni. Il grigio sfidava i colori dello spettro… riflessi verdastri, rossastri.
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Non disprezzare Ia cenere, perché è il diadema del tuo cuore.
È la cenere delle cose che non svaniscono.
Morienus, Rosarium
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Negli anni Sessanta tutto il colore fu inghiottito nella Götterdämmerung del Porcile di Pasolini, nel quale un uomo d’affari nudo, privato della rispettabilità e del suo completo grigio, corre nella cenere vulcanica in un desolato paesaggio purgatoriale. Cenere alla cenere. Polvere alla polvere. Perduti nel vuoto, tutti i sogni e le ambizioni affondano. Piombate nella bara mortale dell’illusione. Il sogno si conclude nel grigio. Opaco, nebuloso, deprimente, triste grigio. Penitenti vestiti di stracci e cosparsi di cenere.
Il grigio ci circonda e noi lo ignoriamo. Le strade sulle quali viaggiamo sono nastri grigi che sezionano campi di colore. In lontananza le torri e le guglie delle chiese medievali e delle cattedrali, con i plumbei tetti grigi, dominano il villaggio e Ia città. Lichfield, il campo dei cadaveri. Se avevano un colore, se n’è andato molto tempo fa. Nelle banche di High Street il denaro è maneggiato da ometti grigi che, affidabili nella loro uniformità, antepongono un ideale a se stessi. L’assenza di pensiero li rende grigi. Custodi di un’area grigia. Il grigio della loro condizione mentale.
La politica di questo tempo.
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Nei giorni grigi di primavera
colori cantano nel mio giardino
Giorni grigi rinfrescati dalla bruma.
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Al limite dell’orizzonte, dietro la massa grigia della centrale nucleare, si stende l’area grigia della segretezza. Dimora dell’atomo incolore, ma grigio per l’occhio della mente. La pietra angolare della mezza verità sulla quale i governi fondano la loro difesa, le mezze verità sull’attività atomica in cui viviamo qui. La radiazione sul monitor della Nuclear Electric: 0,05 millisievert all’ora nella mia cucina, sebbene nulla venga detto sui raggi gamma, provenienti dal Magnox A inadeguatamente protetto, che sta superando la data di scadenza, cioè l’ultimo decennio. Nessuno vi darà risposte se non lo prendete a calci negli stinchi. Sarà anche caduto il Muro di Berlino, ma si frappone ancora tra noi e le istituzioni. Mi dicono che vivo ai margini della società, che cosa c’entro se il mondo è storto?
Ho passato un pomeriggio in una foresta d’argento grigio, una foresta morta sulle rive del Mississippi. La sua atmosfera lunare, una premonizione. Nature morte. Lunatico. Di che colore è il buco nello strato di ozono? Uno spazio grigio?
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Meravigliosa questa fortezza distrutta dal Fato!
Le gigantesche mura scheggiate e frantumate!
I tetti in rovina, le torri distrutte
I bastioni gelati colpiti e abbattuti.
La brina imbianca la malta; i muri scricchiolanti
Hanno ceduto e sono crollati, indeboliti dal Tempo.
L’abbraccio della terra e la stretta del sepolcro
Afferrano gli orgogliosi costruttori, da molto tempo periti e scomparsi
Mentre le generazioni trascorrono a centinaia.
Anonimo, Old English Poetry
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Posso pensare a scrittori grigi? Forse Beckett. Certamente, William Burroughs: il primo per le sue opere, il secondo per il suo aspetto. Un gentiluomo sotto il cappello grigio perla. Grigio nella prigionia dell’eleganza sartoriale. Frate grigio francescano. Éminence grise.
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Con l’abito associamo il carattere del colore al carattere della persona. Possiamo così osservare la relazione tra i colon, singolarmente e in combinazione, e il colore della carnagione, I’età e il rango.
Goethe, op cit.
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Vecchio barba grigia, Leonardo. Materia grigia.
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Mentre scrivo, il trenino a vapore delle ferrovie Romney, Hythe e Dymchurch, sferraglia vicino, sbuffando pennacchi di fumo grigio. L’odore del fuoco e la cenere calda si diffondono nel panorama. Il profumo della mia infanzia, mentre attendo il treno che da Waterloo mi riporta a scuola.
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E ci spegniamo in un grigio mortale.
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L’elefante è troppo grande per nascondersi, e il rinoceronte è troppo arrabbiato. L’anziana oca grigia non diventerà la cena della volpe argentata. Ma la volpe argentata diventerà Ia stola della puttana di lusso. Piccole tarme grigie si ascondono nella penombra del suo salottino. Quando la vecchia civetta grigia urla, tutta la vanità si trasforma in polvere.
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TARMA DA LIBRO
Una tarma si mangiò una parola. A me sembrò
Una cosa meravigliosa quando seppi del prodigio
Che un tarlo, nascosto nell’ombra, avesse inghiottito
Il canto d’un uomo, i suoi gloriosi detti
La gran tempra d’un uomo; ma I’ospite furtivo
Non fu d’un nulla più saggio per le parole che mangiò.
Anonimo, Old English Poetry
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Grigio è il triste mondo
Dove i colori svaniscono
Come l’ispirazione
Brillano e sono sepolti
Grigia è la tomba, fortezza
Da cui nessuno ritorna.
(p. 46)
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Derek Jarman, Chroma, Ubulibri, 1995 (sec. ed. 2008)